venerdì 10 maggio 2013

Charles Dickens e il suo "Grandi Speranze"


Questa volta desidero parlare di un intramontabile della letteratura, Charles Dickens  autorevole scrittore  che non mi riesce a “convincere” fino in fondo, e della mia idea, cercando cercando,  ho trovato anche  nomi  di spicco tra i quali George Orwell. 
A parte “Il circolo Pickwick”, spassoso romanzo ,  le trame dei romanzi di Dickens

seguono spesso uno stesso canovaccio; i personaggi non riescono a far breccia nella mente, è come se non avessero un’anima, nessun potere decisionale, subiscono staticamente. Prendiamo per esempio Pip di “Grandi speranze”, David Copperfield, Oliver Twist, son tutte storie simili (se non uguali) tra loro,  simili gli episodi e le ambientazioni che vi si leggono, lo schema è: orfano, povero, duro lavoro minorile,  poca istruzione ma tanta voglia di ampliarla, benefattore più o meno anonimo che consente al protagonista riscattarsi delle sue umili origini.
E
ppure è inevitabile, leggendo Dickens sono catturata dal suo modo di scrivere e di accusare e ridicolizzare i costumi e malcostumi della Londra dell’ottocento,  attraverso una buona dose di ironia nelle descrizioni dei personaggi e delle situazioni in cui si trovano, spesso riesce persino ad essere esilarante pur descrivendo un mondo di povertà e disgrazie.  Riassumendo, penso che Lui sia stato un grande scrittore ma non un grande autore, dico meglio:  mi piace come scrive ma non quel che scrive.
Un libro qualsiasi di Dickens è assimilabile all'Ulisse di
Joyce o alla Recherche di Proust : in tanti lo hanno tra gli scaffali della loro libreria casalinga,  ma in pochissimi son riusciti a leggerlo fino alla parola fine.
Bene, io - che pure amo leggere - son riuscita ad arrivare alla fine solo di “Grandi speranze”, romanzo del quale cercherò di riassumere qui la trama:
“Si racconta di Philip Pirrip, detto Pip, che divenuto orfano molto piccolo viene allevato “per mano” della zia Mrs  Gargery (personaggio odioso collerico e violento), unico suo amico e compagno di sventure è Joe (tenero marito della zia). Durante una delle sue evasioni per i campi, Pip incontra un evaso dalla galera che lo costringe a portargli, ogni giorno,  del cibo e una lima per liberarsi dalle catene alle caviglie. Ben presto l’evaso viene catturato.
Qualche tempo più tardi, Pip viene portato in casa di  Miss Havisham, una donna triste e scorbutica che vive nel passato (il tempo per lei si è fermato al giorno delle sue mancate nozze). Qui conosce Estella, una giovane orfana adottata da Miss Havisham,  e ne rimane affascinato.  Il praticare quella nobile casa, fa vergognare Pip delle sue umili origini e  fa scattare in lui la voglia di studiare per diventare “migliore”. Lo fa di nascosto durante le pause di lavoro nell'officina di Joe.  Ma ecco che arriva la notizia che un benefattore sconosciuto lascia a Pip una cospicua rendita per mantenersi agli studi. Così si trasferisce a Londra, dove abita con  Herbert,  studia per diventare avvocato e lavora  presso lo studio di un influente professionista,  qui incontra Mr. Wemmick, un eccentrico personaggio col quale presto fa amicizia.
Ma troppo denaro danneggia chi non è abituato ad averlo, e  in breve tempo, il giovane sperpera tutto il suo patrimonio, persino indebitandosi.
Viene richiamato a casa dal Miss Havisham (ormai Pip crede sia lei la sua benefattrice) che lo mette a  conoscenza di alcuni fatti accaduti alla sua famiglia: la sorella è paralizzata e viene accudita da Biddy, un’amica d’infanzia della quale Pip era segretamente innamorato. La vecchia signorina rimpingua il patrimonio del giovane e lo esorta a continuare negli studi.
E arriva il giorno in cui Pip scopre che  …..”

Non vi dico altro, non me ne vogliate ma non oso togliervi il piacere di dire: "anch'io son arrivato alla fine!".